Inter travolta dal PSG: il 5-0 entra nella storia come la peggior sconfitta in una finale di Champions
La squadra di Inzaghi stabilisce un primato negativo mai registrato prima nell’ultimo atto della competizione europea
La notte dell’Allianz Arena di Monaco di Baviera resterà impressa negli annali del calcio europeo, purtroppo dal lato sbagliato della storia per i colori nerazzurri. L’Inter ha subito la sconfitta più pesante mai registrata in una finale di Champions League, cedendo al Paris Saint-Germain con un clamoroso 5-0 che ha lasciato attoniti tifosi e osservatori di tutto il mondo.
Una disfatta senza precedenti
La serata del 31 maggio 2024 si è trasformata in un incubo per la squadra di Simone Inzaghi, travolta da un PSG in stato di grazia che ha colpito con precisione chirurgica in ogni occasione. L’ex nerazzurro Hakimi ha aperto le marcature, seguito dalla sorprendente doppietta di Douè, mentre nella ripresa sono arrivati i sigilli di Kvaratskhelia e del giovane talento Mayulu a completare la cinquina.
Un risultato che scrive un nuovo, indesiderato capitolo nella storia delle finali della massima competizione europea. Prima di sabato sera, infatti, nessuna squadra aveva mai perso con uno scarto superiore ai quattro gol nell’ultimo atto della Champions League o della Coppa dei Campioni. La debacle nerazzurra cancella dunque ogni precedente, stabilendo un primato che l’Inter avrebbe certamente preferito non detenere.
I precedenti record di scarto nelle finali
Fino alla finale di Monaco, il record di scarto apparteneva a quattro partite, tutte conclusesi con quattro gol di differenza. Il primo precedente risale alla leggendaria finale del 1960, quando il Grande Real Madrid di Alfredo Di Stefano e Ferenc Puskas travolse l’Eintracht Francoforte per 7-3 in una delle finali più spettacolari di sempre, con quattro reti dell’ungherese e una tripletta dello spagnolo.
Quattordici anni più tardi, nel 1974, fu il Bayern Monaco a imporsi con un netto 4-0 sull’Atletico Madrid nella ripetizione della finale, dopo che il primo incontro si era concluso in parità (1-1). A seguire, due memorabili prestazioni del Milan di Arrigo Sacchi e Fabio Capello: nel 1989 lo Steaua Bucarest venne sopraffatto per 4-0 con una doppietta per parte di Marco van Basten e Ruud Gullit, mentre nel 1994 toccò al Barcellona di Johan Cruijff subire lo stesso trattamento ad Atene, con le reti di Massaro (doppietta), il sublime pallonetto di Savicevic e il gol di Desailly.
La maledizione di Monaco per le squadre italiane
Il disastro dell’Inter alla Allianz Arena conferma una sorta di maledizione che sembra perseguitare le squadre italiane quando si trovano a giocare finali decisive a Monaco di Baviera. Lo stadio bavarese si conferma terreno infausto per i club della Serie A, con una striscia negativa che ora conta tre sconfitte su tre finali disputate.
Il precedente più antico risale al 1993, quando il Milan di Fabio Capello si inchinò all’Olympique Marsiglia di Didier Deschamps e Basile Boli, che segnò l’unico gol di quella finale. Nel 1997 fu invece la Juventus a cadere contro il Borussia Dortmund per 3-1, con la doppietta di Karl-Heinz Riedle e il gol di Lars Ricken che vanificarono la rete di Alessandro Del Piero.
Con la disfatta dei nerazzurri contro il PSG si completa quindi un tris nefasto per il calcio italiano a Monaco, città che sembra portare decisamente sfortuna quando si tratta di finali. I tifosi nerazzurri sperano che questa amara esperienza possa trasformarsi in motivazione per il futuro, come accaduto alla Juventus che nonostante la recente sconfitta contro il Manchester City nel Mondiale per club ha dimostrato di poter competere ad alti livelli nelle competizioni internazionali.
Una serata da dimenticare, ma da cui ripartire
Nonostante l’amara delusione, il percorso dell’Inter in questa Champions League rimane comunque positivo, con l’eliminazione di squadre del calibro di Arsenal e Atletico Madrid nella fase a eliminazione diretta. La squadra di Inzaghi dovrà ora metabolizzare questa sconfitta e utilizzarla come carburante per le prossime stagioni, consapevole che raggiungere una finale di Champions è già di per sé un traguardo significativo.
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