Che materiale è il marmorino?

Che materiale è il marmorino?

Il marmorino è una tecnica di finitura murale che si rifà all’antica tradizione italiana. Si tratta di uno strato di calce bianca e calce grigia lavorata a spatola e poi lucida ed abbellita con inserti in oro o argento. La tecnica si applica su intonaci seccati, come ad esempio quelli realizzati con malta di cemento. Una volta applicato, il marmorino dona al muro un tocco di classe ed eleganza. Questa tecnica è un’alternativa più conveniente rispetto all’utilizzo del vero marmo per rivestire interi pareti. La sua durata e resistenza possono essere garantite da un buon lavoro eseguito da personale qualificato. Il marmorino è un materiale estremamente versatile, può essere usato per coprire superfici di grandi dimensioni come anche per piccoli dettagli decorativi. L’estetica della finitura può variare a seconda della qualità della malta, dello spessore dello strato applicato e delle tecniche impiegate. Lo svantaggio principale del marmorino rispetto ad altri materiali è la necessità di manutenzione costante, soprattutto se viene esposto a agenti atmosferici aggressivi.

Come si usa il marmorino?

La tecnica del marmorino è una tecnica di finitura decorativa molto antica che viene ancora utilizzata oggi. Si tratta di una miscela di calce, sabbia e acqua che viene applicata a una superficie come il cemento, intonaco o mattoni. Il risultato è un aspetto lucido che imita i naturali effetti della pietra marmorea.

Per applicare correttamente il marmorino è necessario prima preparare la superficie, assicurandosi che sia priva di polvere e di eventuali altezze irregolari. Una volta pulita, la superficie deve essere bagnata e lasciata asciugare. Una volta asciutta, può essere carteggiata con un abrasivo leggero per lisciarla ulteriormente.

Prima di applicare il marmorino, preparate la miscela mescolando calce finemente macinata, sabbia fine e acqua in proporzioni pari a quattro parti di calce, due parti di sabbia e uno di acqua. Il composto dovrebbe avere una consistenza simile a quella della panna acida.

Quando preparate la miscela, assicuratevi che non ci siano grumi rimasti dopo la miscelazione. Se i grumi non vengono rimossi, potrebbero produrre imperfezioni nella superficie rivestita con il marmorino. Per evitare questo problema, filtrate la miscela attraverso un setaccio prima dell’uso.

Una volta pronta la miscela del marmorino, applicatela alla parete con l’ausilio di un rullo o di un pennello grande a setole morbide sulla superficie umida precedentemente preparata. Assicuratevi che il muro sia coperto uniformemente e fate attenzione a distribuire in modo omogeneo la quantità sufficiente per mantenere l’effetto desiderato su tutta la superficie da rivestire. Lasciate asciugare completamente prima di procedere all’applicazione successiva.

Infine, dopo aver lasciato asciugare completamente il primo strato, applicate un secondo strato con una spugna o una spazzola in modo da raggiungere il risultato desiderato. Assicuratevi di lavorare con movimenti circolari e di non esercitare troppa pressione sulla superficie per evitare di rovinarla. Quando siete soddisfatti del risultato, lasciate asciugare completamente il marmorino per almeno 24 ore prima di applicare qualsiasi prodotto protettivo.

Qual è la differenza tra marmorino e stucco veneziano?

La differenza principale tra marmorino e stucco veneziano è la composizione dei materiali. Il marmorino è una finitura a base di cemento, acqua, calce, sabbia o altri materiali inerti che vengono stesi a strati sottili sulla superficie. Lo stucco veneziano, invece, è una miscela di calce e pigmenti naturali come ocra, terra rossa o ocre che viene applicata a strati sottili. Entrambi i prodotti possono essere usati per rifinire le superfici interne ed esterne.

Il marmorino può essere applicato direttamente su intonaci in calce e cemento, su mattoni grezzi e su superfici dipinte come il legno. Il marmorino dà una finitura liscia e regolare con un effetto simile al marmo. Un’altra caratteristica del marmorino è che ha un’eccellente resistenza all’acqua e all’umidità, rendendolo ideale per uso esterno.

Lo stucco veneziano, d’altra parte, dona alle superfici un colore più caldo ed è più resistente all’abrasione rispetto al marmorino. Mentre il marmorino offre effetti più uniformi, lo stucco veneziano offre texture ricche ed effetti decorativi interessanti. Lo stucco veneziano è anche più resistente alle temperature estreme e alla luce solare diretta rispetto al marmorino.

Entrambi i prodotti possono essere facilmente tinteggiati con pitture a base di olio, acqua o latex per creare finiture decorative personalizzate. Sebbene entrambe le tecniche offrano risultati eccellenti, la differenza nella durata e nell’aspetto finale può rendere la decisione finale piuttosto difficile da prendere.

Arredamento scandinavo: tutti i segreti per un design ad hoc

Lo stile scandinavo ha avuto un boom negli ultimi anni, in quanto è stato in grado di influenzare tutto il modo di concepire le regole di designe e arredo. La sua popolarità arriva più o meno tra gli anni ’40 e ’50, e di lì a poco ha inziato ad imporsi quasi prepotentemente nelle nostre case, soprattutto per quel che concerne l’illuminazione e l’aspetto degli accessori per la casa.

L’equilibrio delle forme

Un primo approccio compiuto dal tipico design scandinavo inerisce al perfetto equilibrio tra forma e funzionalità. La sinuosità delle linee del design Scandic pone molto l’accento su complementi d’arredo che non solo devono essere belli ma devono avere anche una forma impeccabile e soprattutto devono essere tali da poter essere scelti da tutti.

Non solo i colori ma anche le trame degli arredi e per giunta lle luci, ogni cosa ha la sua importanza all’interno dello stile scandinavo.

I colori degli stili scandinavi

Gli interni scandinavi sono molto famosi in quanto hanno la caratteristica di essere poco adornati e molto semplici e questo si ripercuote anche nelle nuances di colori che vengono tipicamente utilizzate. Le tonalità tipicamente Scandic sono quasi sempre di origine monocromatica con grigi morbidi incorporati per ricreare un’atmosfera dall’eleganza minimal. La natura nordica richiama pure tutti i colori del paesaggio tipico, come quello degli abeti verdi profondi, o come i toni del legno e le pelli marrone chiaro: ci vuole pur sempre un tocco di calore in così tanto monocolore.

Negli interni più moderni dello stile nordico, stanno cominciando a imporsi delle tonalità pastello morbide per dare un tocco di colore e giocosità. Il rosa pallido, il delicato uovo blu anatra e i lavaggi di verde menta sono nuance ideali per dipingere le pareti e per la scelta di particolari come lenzuola, cuscini e tappeti.

La scelta degli interni in uno stile “freddo”

Il design interno di questo peculiare stile mette in risalto il connubio ideale tra le finiture molto eleganti e ingegnerizzate e i classici materiali naturali che sono tipici della tradizione. Questo insieme di particolari molto moderni misti a quelli che sono stati utilizzati nel design per centinaia di anni, come legno, pelle e lana, fanno sì che venga posto in essere un interno equilibrato, elegante, ma al tempo stesso caldo e invitante.

Si possono incorporare pure altri materiali contemporanei come le finiture in cemento e metallo. Il rame e l’ottone restano molto importanti nel design nordico e funzionano anche abbastanza bene, in quanto ideali per l’illuminazione a sospensione e per quella da tavolo.

L’importanza delle luci

L’illuminazione è in queste situazioni il punto focale degli interni scandinavi, perché la tecnologia si mischia al design e talvolta riesce a dare anche un nuovo tocco estetico di Scandic. Lampade a sospensione, plafoniere e lampade da tavolo con trame eccitanti in contrasto con il resto dello spazio sonoil tocco di eleganza che contraddistingue questo stile.

Ad esempio il noto pendente Artichoke di Poul Henningsen è un perfetto emblema per la tradizione di Scandic, ed è stato ideato per migliorare la funzionalità ottimizzando la diffusione della luce senza essere troppo abbagliante.

L’illuminazione deve essere sempre molto calda e invitante onde evitare un poco equilibrio di luce: in tal verso aggiungere un accessorio in rame rappresenta la scelta perfetta. Anche la luce naturale è un elemento importante negli interni scandinavi, quindi mai evitare che ci sia mancanza di raggi solari nelle stanze di casa nostra

Fantasie trame da interior design

Quello che occorre precisare poi è che i mobili scandinavi donano la medesima carica di enfasi sia nella forma che nella funzionalità e molti modelli classici richiamano un pò la tradizione centenaria. Si mettono comunque in risalto le linee pulite, ma allo stesso tempo forti con delle forme architettoniche che vengono enfaticamente combinate ai materiali e alle trame utilizzate.

Infine giova evidenziare che l’abbellimento non è strettamente necessario e quasi manca all’interno del classico design di Scandic. Questo perché la parola d’ordine è sempre minimal, con una particolare attenzione ai tocchi finali. Questi ultimi vengono pirtati in casa attraverso l’uso di ceramiche tattili, cuscini materici e lanci di maglia grossa. Inoltre non dovrebbe mai mancare un esplicito riferimento alla  vita vegetale e alla natura che partecipano attivamente a definire il look. Molta deve essere la cura riposta nei complementi e negli accessori dello stile Scandic che spesso viene completato da peculiari tavoli, cloches in vetro e ripiani impilati, ideal per mettere in risalto sia accessori che accenti accuratamente selezionati.

Il significato dei loghi sulle maglie della Champions League

La competizione più bella del Mondo riparte per la stagione 2018 – 2019 proprio oggi, trova le migliori quote e giochi casino su https://casino.netbet.it/. Il torneo europeo è per livello sportivo e importanza finanziaria, l la competizione più prestigiosa per i club. Nacque nel 1995 come Coppa dei Campioni sino al 1992 per poi prendere il nome di UEFA Champions League nel torneo del 1992 – 1993. La manifestazione negli anni è cresciuta a dismisura, arricchendosi di avvenimenti sportivi e partite che sono entrate di diritto nella storia del calcio. E negli anni, con i vincitori, i premi, la grande sensibilità sui tema del razzismo, lo spettacolo della Champions ha valorizzata  e onorato le squadre con diversi loghi, che anno dopo anno, le squadre partecipanti posso sfoggiare sulle maglie della Champions League, per i meriti conquistati nella precedente o nelle precedenti edizioni. Vediamo insieme i loghi che differenziano le maglie dei giocatori della Champions, edizione dopo edizione.

Multiple Winner Badge

La squadra vincitrice del torneo, dopo la finale, riceve nella cerimonia di premiazione la Champions League. La coppa deve essere riconsegnata al quartier generale della UEFA due mesi prima della finale della stagione successiva. La UEFA consegna comunque una copia della coppa che viene mantenuta dalla società vincitrice. Nella stagione sportiva 2000/01 l’UEFA decide le squadre che possono trattenere il trofeo originale e istituisce, codificandolo, il multiple-winner badge. A questo punto il distintivo dei plurivincitori, appunto Multiple – Winner badge, è il riconoscimento che viene assegnato alle squadre che hanno conquistato per tre volte consecutive o cinque  volte non consecutive la Champions League. Il conteggio viene fatto anche tenendo in considerazione le vittorie avvenute tra il 1955 – 56 e il 1991 – 92, quando la competizione aveva il nome di Coppa dei Campioni. Il logo Multiple Winner Badge, consiste proprio in uno stemma da applicare alle maglie che riproduce il trofeo della competizione. Soloitamente viene applicato sulla manica sinistra sovrastante la scritta RESPECT. Le squadre ad avere questo stemma fino ad oggi sono il Real Madrid con 13 vittorie di cui 5 di fila nelle prime cinque edizioni e 3 nelle ultime, il Milan con 7, il Liverpool con 5 e l’Ajax con 4.

Title Holder Logo

Questo è il logo che viene applicato sulle maglie dei vincitori della precedente edizione, da chi detiene il titolo. Il logo viene applicato sulla manica destra dei giocatori campioni in carica a posto del Competition Logo che invece viene applicato sulle maglie di tutte le squadre partecipanti. Introdotto nella stagione 2004 – 2005 fu indossato la prima volta dai portoghesi del Porto. Il logo può essere sfoggiato solo nelle competizione Champions League e viene fornito unicamente dalla UEFA.

Competiton Logo

Come anticipato precedentemente il Competinion Logo è il logo-simbolo che identifica tute le squadre partecipanti alla Champions League.  Anche inquesto caso è fornito direttamente dalla UEFA e deve apparire sulla manica destra della maglia e anche in questo caso non può essere utilizzato in altre manifestazioni ma sono durante le partite ufficiali di UEFA Champion League.

Respect Logo

Nato nel 2008, il Logo Respect, è stato introdotto nella competizione dal Presidente UEFA Michel Platini, al fine di promuovere il rispetto dentro e fuori dal campo. Un rispetto che coinvolgesse avversari, tecvnici, dirigenti, arbitri e tifoserie, in modo che il calcio potesse essere anche un esempio per i milioni di spettatori. Con gli anni oltre al simbolo, tante iniziative sono state promosse dalla UEFA, contro il razzismo, l’intolleranza e il mancato rispetto della diversità. Questo logo viene applicato sulle maglie dei partecipanti sulla manica sinistra.

L’evoluzione deldesign delle scarpette da calcio

In principio fu il calcio, lo sport più bello del mondo e qui disponibile con le migliori quote.  Poi ogni evoluzione a esso connessa e non da meno l’evoluzione dei kit sportivi e l’importanza delle scarpe da calcio. Le scarpe da calcio si sono evolute negli ultimi 100 anni in maniera significativa e seguire la loro evoluzione vuol dire seguire l’evoluzione della tecnologia e del design applicata nel campo delle calzature. La storia inizia realmente nel 1500 ai tempi del calcio inglese e di Enrico VIII. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti sino agli anni cruciali del secolo scorso quando la grande svolta del 1949 arrivò ai piedi dei giocatori di calcio. Tutto cambia con il brevetto dei tacchetti di gomma di Adolf Dassler che nel 1954 rivoluzionò il mondo delle scarpe sportive. La storia è quella di Adidas e del suo fondatore dove “Adi” sta proprio ad indicare il soprannome dell’inventore e di una impresa di calzature che non ha bisogno di tante presentazioni.

I mondiali del 1954 passaggio storico

Le scarpe di “Adi” debuttarono proprio nel mondiale del 1954 e da qui parte la rivoluzione settoriale. In casa nostra bisogna aspettare il 1977 quando diadora brevetta le prime scarpe da calcio colorate e nel 1990 Nike debutta nel settore offrendo un contributo più che significativo per la storia delle calzature sportive da calcio, sia a livello estetico che a livello puramente tecnico e funzionale. Oggi si ha il meglio da tutto questo, con scarpe che consentono aderenza, controllo del pallone, leggerezza e agilità. Oltre au fattore estetico capace di accontentare ogni gusto. Ma è al 1954 e all’Adidas di Adolf Dessler che dobbiamo tutto questo. Un evento storico ricorda proprio l’avvenuta rivoluzione “sul campo”: il miracolo di Berna. In quella partita i tedeschi vinsero grazie a quelle scarpe di calcio superiori a quelle degli avversari che permettevano un ottimo controllo del pallone, ribaltando un’iniziale 0 a 2 al finale di 3 a 2.

 

L’evoluzione e la storia dei completi di calcio

Tante le evoluzioni dei completi di calcio nel corso del tempo. All’inizio, nei primi anni del novecento, ‘abbigliamento da calcio non era considerato parte essenziale per il match, e ne risultava minimal e quasi “rozzo”. Il passare del tempo e l’innovazione tecnologica hanno però fatto si che tessuti utilizzati e resa ne formassero ottimi prodotti. L’equipaggiamento calcistico oggi è un fattore saldo di riconoscibilità di una squadra e l’innovazione ha contribuito a migliorarne le prestazioni  con magliette sempre più leggere e scarpini performanti. Le variazioni, rispetto agli albori del football, sono state così grandi da far quasi pensare che il calcio dei primi anni del Novecento fosse uno sport diverso rispetto a quello attuale. Ecco alcuni dei principali cambiamenti nei materiali e nei tessuti del kit calcistico che si sono verificati durante l’ultimo secolo.

La tecnica e lo stile

Inizialmente non esistevano nemmeno le magliette da calcio, e i componenti di una squadra erano riconoscibili da una fascia dello stesso colore che indossavano ad un braccio. La prima squadra professionistica ad usare le magliette da calcio fu il Blackburn Rovers, che utilizzò indumenti con i colori bianco azzurri. Ma i completi risultavano ancora pesanti, di lana, ingombranti, scomodi.  Per vedere i numeri sulle maglie, invece bisogna aspettare il 1933 e a finale di coppa d’Inghilterra tra Everton e Manchester City, rivali anche quest’anno in Premier, campionato disponibile al sito https://www.sitesbookmakers.com/ . E per i numeri dall’1 all’11 si dovrà aspettare addirittura il 1946. Negli anni Cinquanta in Sud America furono introdotte le divise con i tessuti sintetici. In Europa nel frattempo debuttavano i primi scarpini con i tacchetti, introdotti dalla tedesca Adidas durante gli anni Cinquanta.

Gi anni d’oro per l’evoluzione

Oltre all’ingresso in massa degli sponsor, i completino iniziavano ad essere studiati per riprodurre ombre, effetti vari e chiaro scuro. I colori divennero più sgargianti dando vita a completino appariscenti, tutto come negli anni 80, ma dal 90 ad oggi l’equipaggiamento calcistico è molto diverso rispetto agli inizi, tanto in leggerezza quanto in qualità dei materiali. Le divise calcistiche moderne sono leggerissime, traspiranti e in grado di allontanare il sudore dal corpo. Il poliestere e le microfibre sintetiche, come il Treetech, hanno sostituito lana e cotone, rendendo i completi confortevoli alla pelle del calciatore. In sostanza, solo il colore dello stemma è rimasto uno degli elementi legati al disegno originale del club.

Per l’estate 2018 l’arredamento è in stile marinaro

La casa in estate si veste di tonalità fresche per richiamare una leggerezza proprio della bella stagioen: un arredamento incentrato sulla natura, su materiali naturali e una sorta di apertura interna al mondo esterno sono ideali per un comfort totale nella nostra casa in estate. Perché non ispirandosi proprio al mare, ai suoi colori, ai profumi e quindi adotanndo uno stile marinaro? Riposante e allegro, questo stile è ideale per le case con delle tendenze di design davvero frizzanti.  Sobrietà ed eleganza sono le parole d’ordine anche in questo stile prendendo come esempio le case mediterranee porteremo tutto il calore del luogo nelle nostre abitazioni.  Per farlo è essenziale non pensare ad una rivoluzione degli ambienti, quanto piuttosto ad un restyling raffinato, che attinga alla palette cromatica e ai complementi e all’oggettistica tipici dell’arredo marinaro, così da rendere anche reversibile la trasformazione.

I consigli su come arredare in stile marinaro

Optare per un colore bianco in città in stile marittimo, tonalità che veste le pareti e i mobili e i loro rivestimenti. Per la teleria optare per qualcosa di assolutamente naturale, in lino o in cotone e non colorata, solo qualche pezzo strategico come cuscini o runner posso essere in blu mare. Il blu è anche il colore principe dei complementi d’arredo, come i vasi e le cornici degli specchi. L’oggettistica è rigorosamente ispirata al tema marinaresco, perciò orologi e illuminazione da tavolo non potranno che essere presi in prestito dalla cambusa. Lo stile è quello industriale. I tappeti possono essere in bianco, blu, rigati in entrambi i colori o anche con piccoli accenni di rosso, tre tonalità che stanno benissimo insieme e che replicano le uniformi marinaresche. Sì ai modelli con le nappe, che richiamano un po’ le esche o le reti da pesca.

Le maglie della serie A 2019

Passano i giorni, e volta dopo volta, tutti i club tramite i propri canali social ufficiali, svelano le divise che indosseranno nella stagione 2018/2019 di seria A, con bonus invitanti su promorally.it. quella delle maglie è ormai una tradizione che lega storia e innovazione e cerca di ridefinirsi ogni anno; senza toccare l’identità di una squadra ma osando per poter ricevere il momento di gloria in grado di tradursi in proventi migliori nelle vendite e nel merchandising generale di una società. Il trend è stato rispettato anche quest’anno, e tra le prime divise che rispettano la regolarità storica dei colori sociali dei club, il design di seconde e terze si sbizzarrisce, donando a tifosi e amanti del look sportivo veri e propri capolavori.

Le maglie delle grandi della serie A

Una squadra che andrà bene, a prescindere dal valore puramente estetico della propria maglia sarà la Juventus, poiché cosa più importante, a indossare questa maglia per la stagione 2018/2019 sarà un certo Cristiano Ronaldo, appena acquistato dal Real Madrid per la cifra storica di 105 milioni. Il bianco nero è classico, il futuro no. Per l’Inter invece strisce simmetriche e nella parte bassa si intravede il tema che richiama alla squame del Biscione, simbolo del club. Per il Milan torna il colletto con i bottoni, un chiaro richiamo al passato. Inoltre la società cambierà il proprio sponsor tecnico passando al marchio Puma. Per la Roma una vera e propria armatura sul petto, sfoggiata da Nike per la stagione 2018/2019, un richiamo storico ai gladiatori della Roma antica e allo spirito odierno della squadra in corsa per tutte e competizioni più prestigiose. La Lazio svelerà invece la sua maglia solo a metà luglio ma puntando sempre all’aquila e agli immancabili toni bianco celesti. Solo indiscrezioni per il Napoli, che non ha dato molte informazioni sulla maglia che adotterà per la stagione prossima. Speriamo solo, per ragioni puramente estetiche, abbandoni il richiamo militare, con chiazze marroni, verdi, miste all’azzurro. Un vero pugno nell’occhio.

Partecipazione ai Mondiali, almeno la coppa è Made in Italy

Troviamo sempre il modo di imbucarci in questo mondiale, in cui tanti giovani si stanno mettendo in mostra come riporta www.newscalciomercato.eu , che ci vede estranei dal terreno di gioco. Dopo la partecipazione di un arbitro non sembrava che l’Italia potesse rientrare  in altri campi per poter far registrare la partecipazione, invece, sembrerebbe che la produzione e manutenzione della coppa del mondo sia proprio nostrana, almeno fino al 2038, cosa che ci garantisce anche la partecipazione a Qatar 2022 e ad altre cinque edizioni mondiali!

Una data di scadenza

Singolare tradizione è quella che vede, al termine di ogni edizione del campionato mondiale, l’incisione dell’anno e della nazionale vincitrice del torneo, sotto al basamento del trofeo, le cui dimensioni consentono di incidere soltanto 17 nazionali vincitrici per altrettante edizioni. Dal momento che il trofeo circola dal 1974, sono già 11 i nomi incisi e c’è spazio solamente per altre 6 nazionali (compresa quella che vincerà l’edizione del 2018). A conti fatti quindi, il trofeo continuerà ad essere utilizzato fino all’edizione del 2038. Non si sa ancora quale sarà il suo destino, se ne verrà realizzata una copia identica per continuare la tradizione o se verrà creato un nuovo trofeo, diverso nei materiali e nel design: una cosa è certa, l’attuale Coppa sarà ritirata e custodita dalla Fifa.

 

La precedente coppa Rimet

Prende il nome dal suo ideatore, appunto  Jules Rimet e dopo la terza vittoria del Brasile, a “Messico 1970”, venne assegnata definitivamente alla Seleção, come prevedeva il regolamento della FIFA e la federazione ebbe pertanto la necessità di creare un altro trofeo. Ma a differenza di design ed estetica, la prima legata alla dea Nike della Vittoria, la seconda a sorreggere il mondo, tante sono le leggende che si rincorrono di edizione in edizione per il fascino della Rimet, o meglio per la sua maledizione: diversi furti tra cui il più famosa di Londa nel 1966, la ricerca nazista per impossessarsene, il furto in Brasile e la sua fusione in lingotti d’oro. Leggenda questa visto che la coppa era formata per lo più da argento placcato. Ma in realtà, il destino della Coppa Rimet originale è ancora oggetto di dubbi e discussioni: alcuni, infatti, sostengono che il trofeo non sia stato e che sia finito nelle mani di qualche collezionista. Se a noi tocca avere la coppa sino al 2038 alla Rimet resterà per sempre il primato di coppa più affascinante e misteriosa.

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